Considero Ogni mattina a Jenin, di Susan Abulawa, il libro che mi ha aperto gli occhi sulla tragica realtà del popolo palestinese dopo la creazione dello stato di Israele, nel 1948.
Prima di leggerlo ero a conoscenza della situazione dei palestinesi ma non mi ero mai soffermata sui dettagli. Non avevo immaginato la vita in Palestina prima dell’occupazione. Non avevo elaborato le emozioni dei palestinesi, i loro dubbi e paure, alla notizia che la loro terra sarebbe passata ad altri. Non avevo approfondito l’immenso dolore per la perdita degli affetti e per la cancellazione delle proprie radici.

Conoscevo i fatti, alcuni fatti, molto superficialmente e Ogni mattina a Jenin mi ha dato la spinta di cui avevo bisogno per saperne di più.
Susan Abulawa è figlia di rifugiati palestinesi, costretti a lasciare la Palestina durante la guerra dei 6 giorni, e nasce in Kuwait nel 1967. Dopo aver trascorso l’infanzia in un orfanotrofio a Gerusalemme, si trasferisce negli Stati Uniti dove vive tutt’ora.
Attivista per i diritti umani, scrittrice e fondatrice della ONG Playgrounds for Palestine, Ogni mattina a Jenin è il suo primo romanzo ed è diventato subito un bestseller.
Attraverso la storia di Amal e della sua famiglia, Abulawa racconta l’impatto profondo della guerra e dell’esilio dei singoli individui e di intere comunità, focalizzandosi sul lato umano e suoi sentimenti, bilanciando le emozioni e alternando il dolore della tragedia con speranza, amore e resistenza.
I fatti storici sono narrati con precisione, cominciando con la descrizione dettagliata della vita in un villaggio palestinese prima e durante l’occupazione e, attraverso le esperienze di Amal, partecipiamo anno dopo anno, alla trasformazione di un popolo.
Leggere Ogni mattina a Jenin è stato per me un viaggio straziante ma necessario e la ritengo una lettura indispensabile per chiunque voglia acquistare consapevolezza sulla storia della Palestina e del suo popolo.
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Barbara Amalberti