Scritto originariamente in olandese, La casa della moschea è uno dei libri più popolari dell’autore iraniano Kader Abdolah, una saga che ci trasporta nell’intimità di un’influente famiglia persiana.
Avevo acquistato La casa della moschea anni fa, in una delle mie visite alla Feltrinelli di Milano Centrale, in attesa del Malpensa Express. Non mi spiego come sia rimasto abbandonato così a lungo, perché dalla prima pagina mi ha catturato e non sono riuscita a metterlo giù.
Leggere questo romanzo è stato come entrare nella casa della moschea e, in punta di piedi, passare da una stanza all’altra, osservandone gli abitanti, respirandone odori e profumi e curiosando tra gli angoli più nascosti. In queste pagine ho trovato tutto ciò che cerco in un libro: storie di vita, mondi lontani, emozioni autentiche.

Kader Abdolah lo definisce un libro per mostrare un Islam “moderato e domestico” e ci riesce egregiamente attraverso Aga Jan, un uomo saggio e rispettato, capo di una grande famiglia legata da generazioni alla casa della moschea di Senjan.
Intorno ad Aga Jan ruotano diversi personaggi, ciascuno con la propria voce e la propria storia, in un intreccio di personalità, amori e tresche, arrivi e partenze, nascite e morti.
A far da cornice agli eventi, c’è una natura incantata e piena di poesia. Il giardino con la vasca piena di pesci, il vecchio corvo, le cicogne che nidificano sui minareti della moschea, il vento che soffia dalle montagne. E naturalmente la casa, con la sua magnifica biblioteca, gli angoli nascosti tra i minareti, le porte socchiuse, i tappeti.
Siamo nel 1969, alle soglie dei grandi cambiamenti che investiranno l’Iran. La rivoluzione khomeinista è alle porte, pronta a sconvolgere l’equilibrio del paese e la tensione arriva anche alla casa della moschea.
Anche tra quelle stanze, un tempo dominate dell’armonia, cominciano a farsi strada il fanatismo e il rigore morale che pervadono il paese, incrinando la tranquillità degli abitanti.
Lo stile è nostalgico e a volte quasi fiabesco, descrittivo in modo coinvolgente e mi ha trasportato attraverso la storia dell’Iran che conoscevo poco e lasciandomi con il desiderio di saperne di più.
Nella parte centrale mi sono un po’ persa, con la storia che rallenta e cambia di ritmo, ma è stato solo un momento. La casa della moschea è un romanzo che mi ha toccata e arricchita e sono sicura non deluderà chi deciderà di leggerlo.