Libri e mestieri
Questo è il riassunto dell’incontro del Tè letterario di Expatclic che si è riunito per discutere di Libri e mestieri, ovvero quei libri che ci sono rimasti impressi per la descrizione di mestieri che contengono.
I mestieri sono strettamente intrecciati alle culture nelle quali si svolgono. Non c’è quindi da stupirsi se uno dei temi scelti per le nostre discussioni sia stato Libri e Mestieri.
Abbiamo cominciato con due mestieri in senso lato: quello del capro espiatorio del Signor Malaussène nel ciclo di Malaussène di Daniel Pennac, saga godutissima da molte di noi, e quello dell’Accabadora, raccontato nel romanzo di Michela Murgia. Qui c’è stata la prima fermata, con un bell’approfondimento su questa figura, che con genio non comune, la Murgia ha estrapolato da una realtà antica, profondamente radicata in terra sarda, per regalarla alla letteratura. L’accabadora è sempre stata colei che faceva nascere i bambini/e e poi accompagnava le persone alla fine della loro vita. L’ultimo processo contro un’accabadora è stato celebrato negli anni ’50, e anche noi l’abbiamo salutata con una riflessione, stimolata dalla stessa Murgia, circa il fatto che la vita nei suoi momenti più estremi è da sempre affidata alla donna.
Siamo però rimaste in Sardegna, con il libri di Giorgio Todde, che ha creato una serie su Efisio Marini, oculista necroforo, personaggio realmente esistito, che aveva inventato una formula per la pietrificazione dei corpi. Lasciata la nativa Sardegna, dove i suoi bizzarri esperimenti non avevano incontrato il favore dei colleghi, si era trasferito a Napoli, e aveva curato pazienti malati di peste con la stessa formula che impiegava per il processo di pietrificazione (e con successo, pare anche che nell’ospedale napoletano dove operava ci sia una placca in suo onore). Giorgio Todde, lui stesso medico, ne racconta la storia in chiave investigativa nella pentalogia Le indagini dell’imbalsamatore. I romanzi che contiene sono tutti molto belli (in particolare vengono citati Paura e carne e Lo stato delle anime, con delle bellissime descrizioni di Cagliari e della Sardegna.



Restando sul mestiere medico, Appunti di un giovane medico di Bulgakov racconta dell’esperienza dello scrittore (che nasce appunto come medico) nella steppa. E’ proprio prendendo appunti sui pazienti e sulle cure dispensate in quella particolare situazione, che il caro Michail si converte alla scrittura, e meno male, verrebbe da dire.
Rimaniamo in ambito salute, con Chiamate la levatrice, di Jennifer Worth, un’ostetrica che qui racconta le sue avventure quando, nella Londra del dopoguerra e dei primi anni cinquanta, tutti partorivano a casa, e veniva, appunto chiamata la levatrice quando arrivava il momento. Un libro appassionante che ci porta nelle case delle classi più basse di una Londra perennemente avvolta dalla nebbia, con queste figure di giovani ostetriche che si muovono in bicicletta e aiutando le creature a venire al mondo, entrano in storie di famiglie a volte ai limiti del verosimile.
Dottore in psichiatria è Paolo Milone, che ha scritto L’arte di legare le persone, con brevi ma efficaci descrizioni di momenti del suo lavoro. E’ stato anche ricordato lo psichiatra di Grande meraviglia, di Viola Ardone, che, seppur un po’ antipatico, svolgeva il suo lavoro con metodi altamente innovativi.
Un’ode meravigliosa l’abbiamo fatta a L’isola di Arturo, della nostra amata Elsa Morante, partendo dalla domanda: ma che lavoro fa Wilhem Gerace? E’ stato fantastico ripercorrere i punti salienti di questo straordinario romanzo.
E chiudiamo la serie dottori/dottoresse con Virdimura, di Simona Lo Iacono, peraltro candidato alla Fata Verde dello scorso anno.
Passiamo a lavori più remoti, alcuni ormai non più esistenti, con Fumana, di Paolo Malaguti, che ci parla delle “strigosse”, con una lingua molto bella.
Alcuni mestieri si ritrovano, oltre che nella narrativa, nei libri storici, che in alcuni casi diventano dei veri e propri romanzi che scorrono con grande leggerezza. E’ il caso, ad esempio di Emilio Jona, che ci porta nel mondo delle mondine con Senti le rane che cantano. In un’edizione del libro, c’era anche un cd con il coro di Giovanna Marini, e che conteneva proprio le voci delle mondine che cantavano mentre svolgevano il lavoro.
Operaie, serve, maestre, impiegate, a cura di Paola Nava, è anche un bellissimo excursus tra i mestieri delle donne, dalle trecciaiole alle cappellaie. Ma il tuffo più sconvolgente è in quelle opere che ci portano dentro a un’umanità che svolge i lavori davvero più disparati e a volte addirittura non classificabili, e che ci vengono raccontati ad esempio da Lorenzo Marone in Le madri non dormono mai, figure di donne che sono lo specchio del mestiere di delinquenti dei loro mariti, e che restano loro stesse invischiate.

Roman Gary e Fabio Genovesi fanno parlare due ragazzini, che ci raccontano di prostitute e di mestieri disparati. Qui si apre il capitolo del mestiere di prostituta, con Princesa, di Fernanda Farías de Albuquerque, la storia di una donna trans brasiliana che comincia a prostituirsi da molto giovane, e continuerà a praticare il mestiere fino alla sua morte avvenuta in circostanze mai chiarite. A seguire, Il nero è un colore, di Griselidis Real, un racconto potentissimo di come questa donna svizzera si sia votata al mestiere di prostituta per sopravvivere (e far vivere i suoi quattro figli) e sia poi diventata la paladina della difesa dei diritti delle prostitute in tutto il mondo, fondando una grandissima associazione in Svizzera che continua ad operare in maniera intelligente anche dopo la sua morte.
E già che stiamo parlando di donne, citiamo il lavoro di rivoluzionaria, mestiere mosso come pochi altri da profondi principi e missioni morali, ricordando Rosa Luxembourg, Rosa Genoni, Anna Kulisciof e Maria Giudice.
Ci sono poi alcuni filoni di mestieri raccontati in libri vari:
– la sarta, la cui descrizione si ritrova in tantissimi romanzi, qui si è citato La notte ha cambiato rumore, di Maria Dueñas, scrittrice spagnola, La sartoria di Via Chiatamone, di Marinella Savino, e Resta con me, sorella, di Emanuela Canepa (tutti bellissimi);
– l’interprete, con Avrai sempre la mia voce di Linda De Luca, interprete medica negli ospedali statunitensi, e poi con il romanzo Tra le nostre parole, di Katie Kitamura. Entrambi riescono a mostrare la complessità del mestiere d’interprete con molta delicatezza;
– la libraia o bibliotecaria, tra la marea di opere, alcune sicuramente discutibili, che inondano il mercato su questa figura, segnaliamo Dear reader, di Katie Rentzernbrink, che prima di diventare scrittrice ha lavorato in tante librerie londinesi e ci regala aneddoti ma anche riflessioni pratiche su questo lavoro tanto affascinante (per noi :-).
Ultimo libro citato: Vento scomposto, di Simonetta Agnello Hornby, che mostra la profondissima complessità del mestiere di avvocato, in questo caso di famiglia. Questo primo romanzo di Simonetta nasce dalla sua diretta esperienza di avvocatessa in Inghilterra. A detta di chi l’ha citato, è l’unico libro davvero degno di nota della sua produzione. Narra di una famiglia benestante che vive nella periferia londinese, genitori con un bel lavoro, due bimbe stupende, vita brillante, che cambia completamente quando la maestra di una delle due figlie riferisce di comportamenti della piccola che fanno sospettare abusi… Libro scritto in inglese e tradotto in italiano dalla stessa autrice.