La musica è un elemento determinante di ogni cultura. Qui di seguito vogliamo segnalarvi dei testi autobiografici che raccontano storie di vita dove la musica ha rappresentato per gli autori uno strumento di evasione, un supporto emotivo e di affermazione della propria identità.
Il pianista di Yarmouk
di Aeham Ahmad è uno struggente memoir che descrive la storia dell’autore, nato in Siria da una famiglia palestinese. Durante i bombardamenti a Damasco, nel 2012, Aeham Ahmad decide di portare il suo pianoforte in strada ed iniziare a suonare per alleviare le sofferenze della popolazione e distrarre i bambini dalle distruzioni. I suoi video sono diventati virali. Nel 2015 è costretto ad allontanarsi e raggiunge la Germania attraverso la pericolosa rotta balcanica insieme ad altre migliaia di rifugiati. Ora si esibisce nelle maggiori sale concerti europee, è un uomo di successo, ma è lontano dalla sua famiglia. La musica rappresenta il suo conforto, ma anche un potente messaggio di integrazione.


Sigh, gone: A misfit’s memoir of great books, punk rock, and the fight to fit in
di Phuc Tran è la storia dell’autore che si trasferisce in America con la famiglia nel 1975 durante la caduta di Saigon. Tra razzismo, senso di isolamento, sfide identitarie, Tran trova consolazione nella lettura dei classici e nella musica punk. Un racconto onesto di come fosse difficile per un vietnamita essere accolto nella cultura americana, le ingiustizie subite dai genitori, e come l’amore per la musica non sia stato solo motivo di rifugio da una realtà frustrante, ma una vera fonte di ispirazione artistica e in fondo un’ancora di salvezza.
Purpose: An immigrant’s story
di Wyclef Jean è una biografia che racconta la storia dell’autore dalla sua infanzia ad Haiti alla fuga della sua famiglia in America quando Wyclef aveva solo 9 anni. In America, trova la sua strada e il successo fondando il gruppo hip-hop The Fugees, versione accorciata del termine “refugees”. Una vita non tutta in discesa, ma piena di picchi di successo, cadute di stile, infedeltà di coppia e scandali.


A life in Music
di Daniel Barenboim narra del viaggio dell’autore, nato a Buenos Aires nel 1942, del suo innato talento da pianista, e divenuto poi compositore . Barenboim ha avuto una carriera straordinaria, conducendo tra le più importanti orchestre nel mondo come la Chicago Symphony Orchestra, l’Orchestre de Paris, e la Bayreuth Festival Orchestra. Oltre alla passione musicale, Barenboim è noto per un forte attivismo politico, fautore di una pacifica convivenza tra Israeliani e Palestinesi. Ha portato la sua musica a Ramallah e ha creato campi estivi di insegnamento della musica in Germania per studenti medio orientali. Nel 2002 ha ricevuto il prestigioso Prince of Asturias Award for International Cooperation and Peace.
Vi invitiamo a leggere alcuni articoli interessanti sul tema della musica e l’espatrio:
Michele è un musicista Italiano che vive in Palestina dal 2004 e nell’articolo racconta la sua storia come insegnante di musica e dei suoi progetti come direttore di Palestine National Orchestra;
- Dalla musica al cuore e ritorno: la storia di Laura Hassler
Laura è la fondatrice di Musicians Without Borders, un progetto che ha come obiettivo di portare pace e favorire l’empatia tra le popolazioni usando il potere della musica.
Alessandra Giacchi
Photo di Jean-Paul Wright da Pexels .