Princesa, di Fernanda Farias De Albuquerque è un libro che racchiude tanta di quella storia che difficilmente, dopo averlo letto, riuscirete a capire quali corde ha toccato più profondamente. Ce ne parla Claudiaexpat.
Prima di presentarvi Princesa, di Fernanda Farias De Albuquerque, è necessaria una premessa. Questo non è un libro che vede la luce nella forma canonica. Lo straordinario racconto che sto per presentarvi nasce all’interno del carcere di Rebibbia, dove si forma un improbabile, e per questo ancora più stimolante, triangolo:
Fernanda Farias De Albuquerque è una trans brasiliana condannata per tentato omicidio;
Giovanni Tamponi è un detenuto sardo che sta scontando una pena per rapina a mano armata;
Maurizio Jannelli è un brigatista condannato a due ergastoli.
Fernanda comincia a raccontare la sua storia a Giovanni, a volte con reticenza, a volte come un fiume in piena. Essendo lei trans, è detenuta in una reparto diverso da quello di Giovanni, col quale spesso parla attraverso una grata, e tramite bigliettini che lui, la sera, riordina per poi passare il tutto a Maurizio, che dà al racconto la giusta forma che la più grande tradizione di narrazione brasiliana richiede.
Fernanda è brasiliana. E’ nata come Fernandinho, nelle campagne dell’est del suo immenso paese. Comincia da lì la sua narrazione. Dalla sua infanzia campagnola, in una famiglia contadina, dalle prime esperienze di violenza col sesso, quando i contadini lo usavano per il loro piacere. E poi continua sulle strade di Rio de Janeiro, tra interventi, silicone, solitudine e precarietà.

Nel racconto di Fernanda, riportato mantenendo l’autenticità di un linguaggio colorito dai termini brasiliani del suo passato, attraversiamo le frontiere geografiche che dopo un lungo viaggio la porteranno in Italia. Ma non solo. Fernanda ci porta nel suo viaggio di definizione della sua identità, e nel coraggio di affermarla, anche di fronte a una famiglia per cui la sua transizione è fonte di enorme vergogna.
Credo che questa sia una delle prime testimonianze di una transizione di genere e insieme un viaggio di espatrio alla ricerca di condizioni migliori. Le condizioni di Fernanda in realtà sono quanto di più lontano il nostro mondo perbenista potrebbe immaginare. Nel prosituirsi, Fernanda entra in contatto con realtà squallide e pericolose, e con una carrellata di personaggi che ci descrive minuziosamente, così come non lesina sui dettagli dei rapporti sessuali a volte imposti e patiti, altre cercati e goduti.
E’ crudo, il racconto di Fernanda. Non solo per la vividezza con cui riporta le scene di violenza e lo squallore che la circonda. E’ crudo perché nel narrare la sua vita, Fernanda non usa freni, e questa è la vera potenza del suo racconto. Ti porta dentro, ti risucchia e ti fa sentire l’aria che la circonda, respiri con lei il Brasile, prima, la povertà contadina, e poi le fughe, la polizia, le grandi città, le frontiere, gli alloggi precari. E’ un racconto di una tale potenza da lasciare storditi, ma anche grati. Perché se i libri ci devono portare dentro situazioni lontane e sconosciute, e farcele vivere, questo ci riesce perfettamente.
Princesa è stato pubblicato dalla casa editrice Sensibili alle foglie, fondata da Renato Curcio, nel 1994. Dal racconto di Fernanda, Fabrizio de André ha scritto la famosa canzone Princesa, contenuta nell’album Anime salve, del 1996. Risale a qualche anno dopo, nel 2000, la morte di Fernanda, appartentemente suicida, nelle Marche.
QUI trovate un’intervista a Fernanda Farias de Albuquerque girata nel carcere di Rebibbia. QUI un sito web con tantissimo materiale intorno al suo libro.
Claudia Landini