L’Iran è un paese dalla cultura millenaria, culla di antiche civiltà. Nei secoli ha svolto un ruolo importante nello sviluppo dell’arte, della scienza, della filosofia lasciando un’impronta profonda sul patrimonio culturale dell’umanità.
Per quanto riguarda la scrittura, sono numerosi gli autori che con le loro opere ci permettono una comprensione più profonda delle numerose sfaccettature dell’Iran, un paese che spazia dall’estremismo religioso a realtà quotidiane sorprendentemente simili alle nostre.
In questo articolo ci focalizziamo sui libri al femminile, per dar voce ad alcune delle numerose scrittrici iraniane contemporanee e attraverso i loro occhi provare a capire meglio l’Iran di ieri e di oggi.
Persepolis
Persepolis è il romanzo a fumetti autobiografico di Marjane Satrapi in cui l’autrice racconta il proprio percorso di crescita tra il 1980, durante la rivoluzione islamica, e il 1996 quando gli eventi rivoluzionari avevano irreversibilmente cambiato il paese.
Pubblicato in Francia nel 2000 e divenuto subito un caso editoriale, è un racconto irriverente e appassionato della vita dell’autrice, sullo sfondo di un Iran in rivolta.
I conflitti interiori che attraversano Satrapi, divisa tra l’amore viscerale per la sua terra e il desiderio di lasciarla, riflettono le stesse tensioni che lacerano l’Iran.
Divertente e commovente, questo libro è diventato un film di animazione nel 2007, scritto e diretto dall’autrice stessa, ha ricevuto una candidatura all’Oscar e ha vinto il Premio della giuria al Festival di Cannes.


Le cose che non ti ho detto
Nella sua autobiografia, Le cose che non ti ho detto, Azar Nafisi, scrittrice, studiosa e insegnante di letteratura, descrive il suo percorso di crescita in Iran, intrecciando le complesse dinamiche famigliari, agli eventi storico-politici.
Un libro intimo e toccante, nel quale Nafisi racconta la sua infanzia, focalizzandosi soprattutto sul rapporto affettuoso con il padre, figura politica e sindaco di Teheran, e su quello difficile e spesso conflittuale con la madre, una delle prime donne a sedere nel Parlamento iraniano.
Come nel celebre Leggere Lolita a Teheran, anche qui Nafisi si affida alla letteratura per costruire rifugi interiori e fuggire alle oppressioni del suo tempo e della sua società.
Le cose che non ho detto è un’opera malinconica e intensa, animata dal profondo amore per la propria terra e le sue contraddizione. Una saga famigliare che, attraverso l’esperienza personale dell’autrice, offre al lettore uno sguardo autentico sull’Iran del novecento.
Aria
Teheran 1953, in una notte freddissima una neonata viene abbandonata dalla madre sotto un gelso, a trovarla è un autista dell’esercito che decide di portala con se.
Ha inizio così la storia di Aria, nome scelto dal suo padre adottivo. Il suo percorso conduce il lettore attraverso la complessità della storia iraniana nel periodo che procede la rivoluzione del 1979.
In questo romanzo di esordio, Nazanine Hozar mette in luce le divisioni economiche e i risentimenti e che hanno portato al cambiamento. La tensione sociale cresce man mano che il romanzo si sviluppa, alimentando il suo ritmo avvincente e riuscendo a trasmettere sia informazioni storiche sia la sensazione di una confusione sempre più profonda.
Un romanzo epico, che oltre ad affrontare temi storici e culturali, esplora diverse questioni: l’abbandono, la violenza, la famiglia e l’amore. Tutti i personaggi sono descritti con profondità, in modo intimo e partecipe.


Noi donne di Teheran
Farian Sabahi è una docente e giornalista italo-iraniana che in Noi donne di Teheran, racconta cosa vuol dire essere bambine, ragazze e donne in un paese complesso e affascinante come l’Iran.
La prima parte è un testo teatrale: un racconto in prima persona sulle origini della capitale iraniana che mette in luce le sue contraddizioni, con uno sguardo ironico che invita a sorridere e superare gli stereotipi.
Un racconto breve ma intenso, nel quale Sabahi non si limita a descrivere la condizione delle donne, ma ripercorre la storia del paese, le usanze, i sapori e i paesaggi, accompagnando il lettore in un viaggio che intreccia politica e cultura.
Nella seconda parte Sabahi si confronta con Shirin Ebadi, premio Nobel, in un interessane dialogo su politica, diritti e il futuro dell’Iran.
L’attrice di Teheran
Nahal Tajadod nasce in Iran da una famiglia intellettuale laica. Trasferitasi in Francia nel 2007, si afferma come studiosa di religioni orientali, scrive diversi saggi sul Buddismo e pubblica alcuni testi sulla vita del poeta mistico persiano Rumi.
Al centro del suo romanzo L’attrice di Teheran, troviamo l’amicizia tra due donne: una scrittrice che ha lasciato l’Iran al tempo della scià e conserva l’idea di un paese laico e filo-occidentale, e una giovane attrice cresciuta nel regime degli ayatollah, tra censure e repressioni.
Dal confronto di queste due visioni nasce un romanzo ricco e coinvolgente, in cui le protagoniste raccontano le loro esperienze di vita, spesso segnate da eventi dolorosi e scomodi, ma sono determinate ad affermare la proprio identità e il proprio talento.

Barbara Amalberti
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